Dr. Andrea Giuffredi, coach ed istruttore mindfulness
Andrea Giuffredi (1978). Laurea in psicologia presso l’Università Milano-Bicocca. Master in mindfulness e soft skills. Fondatore di Riparti da Te®: corsi di gruppo e percorsi individuali di orientamento, mindfulness e crescita personale e relazionale. Consulente e docente per scuole, aziende ed enti di formazione di Parma e Piacenza sui temi della padronanza di sé, gestione emotiva, comunicazione efficace e gestione del tempo. Ha scritto “Riparti da Te” e “Scopri chi se” per Mursia Editore. www.giuffrediandrea.com
“La cattiva notizia è che il tempo vola, la buona notizia è che tu sei il pilota”.
Questo aforisma vuole significare che la gestione del tempo ha molto a che fare con la padronanza di sé e con la crescita personale.
Quando lavoro nelle scuole con i ragazzi e le ragazze, mi rendo conto di quanto la gestione del tempo possa portare all’ansia, all’insoddisfazione, alla paura, alla rabbia quando non riescono i ragazzi e le ragazze a gestire bene il tempo e a gestire le cose che devono fare. Al contrario quando le persone riescono a compiere tutto ciò che devono fare, questo li porta a essere soddisfatti, fieri di sé stessi.
Per cui la gestione del tempo è un concetto fondamentale nella vita dei ragazzi.
Il primo ostacolo
Ci sono tre ostacoli fondamentali nella gestione del tempo.
Il primo ostacolo è l’andare sempre di corsa. Noi, per il nostro sistema cognitivo e corporeo, funzioniamo per il 90-95% della giornata in modalità automatica, e questo serve soprattutto per evitare il sovraccarico cognitivo e per la sopravvivenza della specie. Il problema è che, percorrendo sempre le stesse strade e gli stessi schemi, otterremo sempre gli stessi risultati.
Ecco, la gestione del tempo ha a che fare molto con le abitudini consolidate, con i livelli energetici della persona e anche con le emozioni.
Nella gestione del tempo, nella capacità di rimanere concentrati sulle cose che dobbiamo fare, nella capacità di allenarci a dire anche qualche “no” per poter ritagliare i tempi per sé e per le cose che sono veramente importanti, c’è un percorso di crescita personale.
E visto che, mi rivolgo a te che sei un genitore di un ragazzo o di una ragazza, ti posso dare un consiglio: questi principi che troverai in questo video devi per primo applicarli su te stesso, in modo da fare anche da modello al ragazzo.
Il secondo ostacolo
Il secondo ostacolo è quello del rimandare attività importanti per altre attività che tendono a riempire la giornata: questa nostra modalità automatica ci porta anche a ridurre il tempo per sé e per le proprie attività e a rimandare quelle che sono le attività importanti, per altre attività che magari non sono così importanti.
Il terzo ostacolo
Questo ci porta al terzo ostacolo, quello della mancanza di un piano chiaro e strategico che ci possa aiutare a gestire bene il tempo. Molto spesso noi ci muoviamo su quello che è l’asse delle urgenze, ovvero tendiamo a fare sempre le cose che sono più urgenti, in realtà dobbiamo iniziare a ragionare in termini di importanza, chiedendoci “la cosa che sto facendo è veramente importante nella mia gestione del tempo, nella mia felicità, nella mia resa scolastica o nella mia giornata? Oppure mi sto muovendo basandomi solo sulle urgenze?”.
La nostra vita è molto caotica, per cui la società già ci pone le basi affinché sia tutto un po’ di corsa, in cui le urgenze poi tendono a moltiplicarsi, poiché laddove io porto la mia attenzione, tenderò a ricreare le stesse condizioni e la stessa realtà.
Per cui la cosa importante è muoversi sull’asse dell’importanza, e capire che cosa è importante veramente nella nostra vita e non solo le cose che sono urgenti da fare.
Mentalità proattiva e mentalità reattiva
Un altro consiglio che voglio dare è quello inerente al “mindset”, ovvero alla mentalità.
Il primo aspetto è quello della mentalità proattiva. Si tratta della qualità mentale delle persone che in primis si assumono la responsabilità della propria vita, della gestione del tempo e che, con un occhio di lungimiranza, tendono a controllare gli eventi per evitare di cadere nelle stesse dinamiche di sempre. Per cui la mentalità proattiva è la mentalità della persona aperta al cambiamento che, dove possibile, cerca di prevedere le cose per potere anche reagire in modo consono quando capitano gli eventi. È il contrario della mentalità reattiva o passiva, che è molto diffusa nella nostra cultura italiana, cioè aspettare che accada un evento e poi reagire di conseguenza.
Una persona che conosco, un mio paziente, ha una situazione molto difficile in casa, e tende a trovare molta soddisfazione, calma, tranquillità e ricarica quando cammina nella natura o va a pescare. Allora io gli chiesi “ma quante volte riesci a ritagliarti questo spazio per te che ti aiuta a caricarti e a generare sensazioni positive dentro te stesso?” e lui mi disse “mica posso sempre andare a camminare tutte le volte che ho l’ansia”. Ecco questa risposta ha a che fare sicuramente con la mentalità reattiva, cioè si aspetta che accada un evento, e poi si cerca di porre rimedio.
La mentalità proattiva è invece la mentalità di quella persona che prevede le cose e che cerca di assumersi la responsabilità della propria vita. Ma per fare questo occorre uscire da quella che è la propria zona di comfort, perché presuppone che la persona per fare questo possa apprendere anche nuove linee e nuovi metodi.
Multitasking
Un altro concetto su cui voglio portare l’attenzione è quello del “multitasking”, un tempo divinizzato come la panacea di tutti i mali. In realtà il multitasking, secondo le ultime ricerche scientifiche, è un qualcosa che non va poi così bene nello sviluppo del ragazzo.
Il multitasking è la capacità di fare più cose contemporaneamente.
A volte è qualcosa di buono quando devo fare cose che non sono fondamentali, cose semplici di cui magari voglio liberarmi. Ma quando devo fare un compito difficile e che richiede molta forza di volontà e attenzione io devo agire in “singletasking”, devo fare una cosa alla volta, fatta e finita, partendo possibilmente dalla cosa che è più difficile o più pesante da fare o da quella che piace meno.
Chiudere i cicli aperti
Un altro consiglio che vorrei darti è quello di chiudere le parentesi, i cicli aperti. Tante volte i ragazzi si tengono fino all’ultimo minuto le cose difficili o che piacciono meno, in realtà questo non è corretto nella gestione del tempo, in quanto è un qualcosa che ci ruba molte energie, poiché se io lascio qualcosa in sospeso, una parentesi non chiusa, questa me la trascinerò nei giorni a seguire.
Se il ragazzo o la ragazza deve consegnare un progetto d’inglese, e oggi è giovedì e deve consegnarlo entro lunedì, è bene ed è buona cosa farlo il prima possibile e chiudere quella parentesi.
Quando intervisto i ragazzi nelle scuole gli chiedo: “ma secondo voi perché una persona lascia le cose in ultimo da fare?”. E loro rispondono ”perché magari non abbiamo voglia o perché abbiamo altre cose da fare o perché quel compito è difficile”.
Allora io gli chiedo: “Ma se io mi lascio alla fine un compito, cosa è che mi muove alla fine?” e loro rispondono “perché lo devi consegnare altrimenti prendi una nota o una brutta valutazione”.
Ecco il concetto è questo, se io mi muovo in funzione di una paura o della paura di una punizione che posso subire, non è una questione di padronanza di sé, ma è una questione di non padronanza di sé.
È una questione non di proattività, ma di passività e reattività.
L’incapacità di dire no
Un altro ostacolo di cui voglio parlare è l’incapacità dei ragazzi a volte a dire di “no”.
Quando intervisto i ragazzi chiedo loro: “Chi è che a volte ha difficoltà a dire un no e magari si ritrova a fare qualcosa che non voleva fare, per poi pentirsi e sentirsi frustrato perché poi dobbiamo correre per recuperare?”. Ecco il 90% dei ragazzi alza la mano.
Per cui il “no” non detto è sicuramente qualcosa di difficile, spesso perché non si vuole far rimanere male l’altra persona, non vogliamo sentirci in colpa, non vogliamo essere giudicati male, o perché se poi io ho bisogno, magari l’altra persona non c’è più. I ragazzi hanno veramente un mondo dentro, un mondo interiore in movimento.
Allora do un consiglio, siccome oggi c’è un proliferare dei telefoni, smartphone, tablet, quando un ragazzo ha un qualche malessere (tristezza, rabbia, paura, ansia), gli consiglio di prendere un foglio bianco, di scrivere di getto tutto quello che ha dentro (emozioni, sensazioni, sentimenti) e poi di buttarlo via. Ecco questo, simbolicamente, significa liberarsi da un certo tipo di emozioni pesanti che si hanno dentro.
Qualche ragazzo mi chiede: “Ma posso utilizzare anche le note del telefonino?” No. Non è la stessa cosa, poiché la nostra scrittura fa parte della nostra identità, per cui scrivere a mano o disegnare è un qualcosa di nostro, che sentiamo proprio sulla pelle, per cui è sempre meglio utilizzare la mano libera che ci possa aiutare a scrivere quelle che sono le nostre emozioni o a disegnare quello che è il nostro disagio.
Allodola o gufo?
Spesso ai ragazzi chiedo: “Ma tu sai qual è il tempo di massima resa tuo personale?”.
Esiste la tipologia gufo e la tipologia allodola.
La tipologia allodola è quella persona che si alza presto alla mattina ed è attivo subito, mentre la persona gufo ha bisogno di un po’ più di tempo, ed è più attivo e produttivo nella seconda metà della giornata, o addirittura, alla sera.
Ma bisogna sempre partire dalla cosa che ci piace meno e che è più pesante, perché altrimenti si cade nella procrastinazione. Noi dobbiamo renderci conto di qual è il nostro tempo di massima resa, e se questo tempo viene speso bene per fare le cose che sono importanti, le cose che sono difficili, oppure se questo tempo viene perso a fare delle altre attività che non sono fondamentali e non sono così importanti.
Do un consiglio agli studenti allodole: se sei una persona allodola ti consiglio al mattino, di seguire molto bene le lezioni e di prendere appunti, e poi nella seconda metà della giornata un semplice ripasso può aiutare il ragazzo a fissare i concetti e a essere pronto per l’interrogazione.
La tecnica del pomodoro
Voglio poi parlare della tecnica del pomodoro, quella tecnica che prevede 25 minuti di studio focalizzato e 5 di pausa. Una tecnica che inizialmente non si è rivelata molto produttiva, tant’è che è stata ampliata e questi 25 minuti sono diventati 50.
Se io studio per 50 minuti in modo focalizzato, mettendo anche un timer, in quei minuti sono estremamente focalizzato e la mia produttività può raggiungere anche il 300%. Passati i 50 minuti ne faccio 10 di pausa e poi altri 50 di studio focalizzato e infine altri 10 di pausa. Questo perché dopo 50 minuti, fisiologicamente l’attenzione scende, allora in questo modo riesco a rendere veramente al 300%.
La forza di volontà
Un importante concetto su cui voglio portare attenzione è quello legato alla forza di volontà.
La forza di volontà è come la carica della batteria del cellulare, alla mattina è al 100%, alla sera scende anche al 10%. Proprio perché la forza di volontà è una risorsa finita. Quindi, il consiglio che voglio dare è quello di utilizzare la forza di volontà come risorsa, come alleata. Quando ci sentiamo in forze, è quello il momento per fare le cose più difficili, per fare le cose che ci impegnano di più, e se noi spendiamo quel tempo in cui abbiamo la forza di volontà alta a fare altre cose che non sono fondamentali, poi ci ritroveremo a non avere più forze di volontà per svolgere i compiti difficili. La forza di volontà però può essere ricaricata. Come? Camminando, andando nella natura, riposandosi.
I momenti di noia
A chi piace essere annoiati? Non piace a nessuno.
Invece la noia è un’importante risorsa, un’alleata. Però tante volte noi spegniamo la noia e i momenti più tristi con il telefono, ecco questo ci toglie la capacità di ragionare, la capacità di tirar fuori quelle risorse, quelle azioni creative che ci possono far uscire da una condizione indesiderata. Se io spengo questi momenti di noia con altre attività, queste in primis possono creare dipendenza dal cellulare e dallo smartphone, e inoltre perdo la capacità di uscire da quelle condizioni attraverso un pensiero critico ma anche creativo.
Per cui identifichiamo quelle che sono le attività fondamentali (studio, sociale, tempo per sé, la cura delle passioni) e mettiamole per prime, affinché poi tutto il resto si incastri.
Tutto questo ha molto a che fare con la padronanza di sé, perché se io ritengo molto importante lo sport, perché mi aiuta a scaricare e a gestire meglio lo stress, ma poi arrivo a casa alle 18.00, secondo voi è più facile che arrivato a casa vado a correre o che mi sdraia sul divano? Direi che è più facile che io rimanga sul divano a guardare la televisione.
Per cui per fare questo, occorre una grande forza di volontà, occorre uscire dalla zona di comfort, occorre essere proattivi. Quindi, all’inizio non possiamo ignorare le urgenze, perché sarà la stessa vita che ci porrà delle urgenze, ma le urgenze caleranno nel momento in cui diverremo più bravi a gestire il tempo e a fare una corretta programmazione.
Porsi degli obiettivi
Un ultimo consiglio che voglio dare è quello di aiutare tuo figlio o figlia a porsi degli obiettivi che siano specifici, proprio per evitare di disperdere il tempo. Porsi obiettivi è molto importante, ma devono essere specifici e con una data di termine, per far si che poi siano raggiungibili, ad esempio se io voglio dimagrire è molto meglio dire voglio perdere 5 chili entro luglio 2023, piuttosto che dire un semplice voglio dimagrire.
Bibliografia
Giuffredi A. (2019) Scopri chi sei: Come esprimere il meglio di te per essere felice e vincere lo stress, Mursia Editore
Formisano M. (2016) Produttività 300%. Triplica i risultati e goditi la vita, Uno Editori
Covey S. (2021) Le 7 regole per avere successo, FrancoAngeli
Williams M. and e Penman D. (2016) Metodo Mindfulness. 56 giorni alla felicità, Mondadori